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 Guide Strategiche Ufficiali - Libri - La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid
La difficile disintossicazione
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Simone Laudiero
La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid
Collana: Le vele
pp. 140 ca. - euro 13,50
ISBN: 978-88-8112-901-0
In libreria: 1 febbraio 2008

Uscito da poco sul mercato con l’inquietante dicitura “il romanzo della joypad generation”, il lavoro di Simone Laudiero promette, già dall’introduzione nella seconda di copertina, di narraci una storia vicina in modo particolare ai videogiocatori, una visione condivisibile per molti versi con le vite di ognuno di noi “pseudonerd” che cresciuti affrontando mostri e amenità varie nella nostra carriera di gamers, siamo dovuti incappare in quello che in molti per parecchio tempo hanno chiamato “Skazzo videoludico”.
Prima o poi succede a chi ama i videogame, un qualcosa dentro di noi comincia a sussurrarci dell’inutilità del medium e che il tempo passato tra castelli, campi di battaglia o asfalto rovente è ormai perso irrimediabilmente… e allora succede un qualcosa che se non viene preso in tempo diventa incurabile, la consapevolezza che sebbene il “giocare” ci fa evadere da alcuni disagi che la vita impone, l’evasione è solo momentanea, illusoria e priva di riscontri reali (essere un asso a PES non fa di te un fuoriclasse nei veri campi di calcio…ovvio no?).

Eppure per quanto banale e scontata questa verità viene costantemente ignorata da qualunque giocatore prima del fatidico momento… si comincia ponendosi le domande sul reale valore del tempo passato davanti alla console fino all’abbandono del gioco per dedicarsi ad attività socialmente più tollerabili (c’è chi si dedica attivamente ad ogni sorta di attività sportiva o chi si semplicemente si lascia andare ad ogni evento extralavorativo giusto per integrarsi in situazioni inizialmente poco interessanti… nulla di male sia chiaro!).

Per molti l’abbandono avviene da un giorno all’altro, a volte è solo per mettere alla prova la propria volontà, un modo drastico per capire se scegliamo di giocare o la “dipendenza” di cui accenna il titolo del libro ha preso il sopravvento impedendoci di decidere quanto tempo dedicare al divertimento virtuale… per quanto apocalittico questo scenario non è nuovo nel mondo dell’intrattenimento elettronico, in korea esistono addirittura cliniche di disintossicazione da videogame, ma è anche vero che la diffusione del medium in quei paesi è superiore di 10 volte a qualsiasi altra forma di intrattenimento… certo non è di casi clinici che tratta questo romanzo, solo un ragazzo come tanti nella Napoli di oggi che da un giorno all’altro decide di rompere il legame con la “stazione” (la playstation... per qualche ragione assurda viene chiamata così in tutto il libro… un nomignolo che non ha nessun tipo di attinenza al gergo con cui viene apostrofata la macchina sony…) per recuperare il tempo a suo avviso perduto davanti alla TV pad in mano… tutto il racconto è una triste sequenza di fatti e i misfatti che porteranno il protagonista a rinunciare apparentemente per sempre al suo (nostro…) passatempo preferito, convinto che i mali del suo vivere siano causati da un’eccessiva devozione alla propria console.

Le intenzioni dell’autore, benché lodevoli, non riescono a trasmettere in pieno cosa affronta il giocatore al manifestarsi del famoso “skazzo” mantenendo una visione troppo stereotipata e influenzata eccessivamente dai vari film sulle dipendenze (trainspotting su tutti…), trattando la comunità dei gamers come una moltitudine di entità incapaci di affrontare la vita e pronti a ritornare davanti allo schermo al primo problema considerato irrisolvibile. Nel descrivere i tentativi di distacco l’autore si dilunga con terminologie inventate che non delineano minimamente il linguaggio di uso comune, specie quello tra gamers. In tutto il romanzo si respira un aria di quasi demonizzazione dei videogiochi, un qualcosa da cui scappare, un passatempo da evitare… la denigrazione purtroppo non si ferma al solo medium, ma si estende ai giocatori (l’intera comunità viene rappresentata dal protagonista…) che si vedono sconfitti dalla propria passione come se non avessero la capacità di scegliere se giocare o meno… un peccato, l’idea di trattare un periodo che capita a quasi tutti i giocatori era di per se intrigante, la superficialità con cui viene trattato il problema e il tipo di linguaggio decisamente atipico e poco rispettoso nei confronti di chi gioca…

Si ringrazia Fazi Editore per il materiale fornito.
Speciale a cura di:
Toni Viceconti
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